Raro vino francese diventa il più costoso al mondo

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La Borgogna è senza dubbio una delle regioni francesi più famose per quel che riguarda la produzione di vino: ora ha due motivi per festeggiare e hanno entrambi a che fare proprio con il settore vitivinicolo. Dopo essere stata nominata patrimonio dell’umanità, un suo raro vino è stato dichiarato “il più costoso al mondo”. Secondo quanto riferito dal sito web Wine-Searcher, infatti, sono stati spesi oltre 15 mila dollari (poco più di 14 mila euro) per una bottiglia da 750 ml di Henri Jayer Richebourg Grand Cru.

Il riconoscimento da parte dell’UNESCO non è casuale, visto che è stato motivato con i vigneti unici della Côte de Nuits e della Côte Beaune, a sud di Digione, che producono alcuni tra i vini più pregiati al mondo. L’Henri Jayer Richebourg Grand Cru è stato creato da Henry Jayer, uno dei vignaioli che ha maggiormente influenzato la viticoltura della Borgogna nella seconda metà del secolo scorso.

La sua profonda conoscenza del territorio e del microclima del vigneto, insieme alla sua strenua opposizione nei confronti dei prodotti chimici che spesso sono usati nei processi di produzione, hanno reso unici vini e bottiglie. Inoltre, credeva fermamente nella produzione su piccola scala, con circa 3.500 bottiglie ogni anno. La sua scomparsa nel 2006 ha “contribuito” a far schizzare verso l’alto i vini prodotti, una vera e propria riscoperta.

L’analisi del prezzo è stata effettuata su ben sette milioni di vini (arrivando poi a una classifica di ben 50 etichette), prendendo come riferimento il costo medio per bottiglia a livello internazionale. Tra i primi dieci vini più cari al mondo ben otto sono prodotti in Borgogna, una conferma di quanto sia importante e proficua questa regione. Qualcuno ha parlato di “sorpresa” per commentare il primo posto del Richebourg Grand Cru, visto che è riuscito a scalzare il Romanée Conti.

L’aumento di valore commerciale è una sorta di “premio alla memoria” assegnato a Jayer, noto anche per aver inventato la tecnica della cosiddetta freddo-immersione, una sorta di macerazione che impediva le fermentazioni spontanee a 10 gradi nel corso dei primi quattro giorni: in aggiunta, viene ricordato per i tempi di raccolta precisi e per i colori e tannini meno aggressivi delle sue bevande.