I salumi italiani da assaggiare almeno una volta nella vita

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Al Bano e Romina sostenevano che la felicità fosse un “bicchiere di vino con un panino” e, per certi versi non c’è niente di più vero. La norcineria italiana può infatti vantare una tradizione invidiabile da Nord a Sud. Ogni genere di insaccato è perfetto per accompagnare  un bicchiere di vino durante un aperitivo, aprire pranzi e cene della domenica o da infilare tra due fette di pane per un pranzo al volo durante una scampagnata. Capita anche che siano validi alleati in svariate ricette: basti pensare alla focaccia con patate, prosciutto e rosmarino, al risotto con mortadella e limone o alle pennette con ceci e speck. Eccoci quindi a proporvi una lista dei salumi italiani da assaggiare almeno una volta nella vita.

LARDO D’ARNAD
Siamo in Valle d’Aosta con questo prodotto dal sapore e dalla scioglievolezza indimenticabile. Si ottiene dal lardo di spalla del maiale il cui risultato è una carne rosea e senza macchie. In origine veniva conservato in contenitori di legno chiamati doils che ora sono stati sostituiti con quelli in vetro. Il lardo d’Arnad viene consumato affettandolo sottilmente e posandolo su fette di polenta abbrustolite oppure su fette di pane di segale abbrustolite n teglia con aglio e spalmate con miele (il bocon du diable). In entrambe i casi il calore lascerà sprigionarsi quel profumo dolcemente aromatico tipico di questo salume del Nord

PROSCIUTTO VENETO BERICO-EUGANEO DOP
Da occidente a oriente per godere di un prosciutto dal sapore fragrante e dall’aroma delicato che arriva dal Veneto.
L’aspetto è rosato, tendente al rosso nella parte magra e un bianco deciso in quella grassa. La coscia del maiale, durante la lavorazione, viene sottoposta a salagione e stagionatura per circa un anno. Il maiale utilizzato è il Suino Pesante Padano di ameno 9 mesi d’età così da arrivare a un peso minimo di 150 kg. Il peso finale del prosciutto sarà tra gli 8 e gli 11 kg

CIAUSCOLO
Ci spostiamo sulla dorsale appenninica per scoprire un salame spalmabile tipico marchigiano. Questo insaccato della tradizione contadina dell’entroterra è il risultato di un mix di spalla, pancetta, prosciutto, lombo, lardo e altri tagli minori con aggiunta di aromi quali vino bianco, aglio e pepe che vengono macinai e rimacinati a garantire un risultato molto delicato e piacevole al palato che va, per l’appunto, spalmato su fette di pane abbrustolite.

CAPOCOLLO DI MARTINA FRANCA
In Puglia parlare di norcineria significa parlare di Martina Franca. Esistono alcune specialità norcine che hanno conservato tecniche tradizionali e che, per quanto possibile, utilizzano materia prima allevata in loco. Tra queste la più celebre è sicuramente il capocollo. I capocolli, opportunamente mondati e sagomati, sono posti a macerare sotto sale per 15-20 giorni, poi si estraggono e si lavano con una preparazione a base di vino cotto e spezie. Si insaccano nel budello di maiale e si asciugano: prima si avvolgono in panni, poi si sistemano su assi dove riposano per una decina di giorni. Quando sono perfettamente asciutti vengono affumicati e fatti stagionare per 90 giorni

SALAME SICILIANO AL PISTACCHIO
Non stiamo parlando della variante verde del salame al cioccolato. Il salame è composto da carni crude e macinate a grana media con sale marino e pistacchi di Bronte (frantumato e intero). Il sapore risulta equilibrato, delicato ma distintivo per una tipicità da non lasciarsi sfuggire