Bere avvelena: analisi shock su 21 marche di acqua in bottiglia, non si salvano neppure quelle in vetro

Bere fa bene? No, avvelena: è questo il risultato di un’analisi shock compiuta su marche famose di acqua in bottiglia italiane.
Per anni abbiamo creduto che l’acqua in bottiglia sia sinonimo di purezza, ma oggi dobbiamo guardare in faccia ad una verità molto diversa. Le analisi più recenti hanno rivelato che quasi tutte le acque minerali, anche le più pubblicizzate e famose, contengono tracce di sostanze potenzialmente tossiche: microplastiche, pesticidi e soprattutto PFAS ovvero sostanze che restano nell’ambiente e nel nostro corpo per decenni.
Il guaio è che non si salvano neppure le acque in vetro, nessuna confezione è davvero immune perché le microplastiche entrano nelle acque attraverso i processi industriali ed i sistemi di imbottigliamento. Anche il noto TFA ovvero l’acido trifluoroacetico che è un derivato dei PFAS, resiste a qualsiasi filtrazione e finisce nel nostro bicchiere. È un nemico silenzioso, invisibile, che può accumularsi nel fegato, nel sangue e nei tessuti, causando scompensi ormonali, alterazioni del metabolismo e rischi cardiovascolari come segnalano diversi studi citati da Altroconsumo e Il Salvagente.
L’analisi sull’ acqua in bottiglia che fa tremare i consumatori: PFAS e arsenico pure in quelle che diamo ai neonati
Il test pubblicato da Altroconsumo e firmato da Simona Ovadia con il contributo tecnico di Emanuela Bianchi (21 maggio 2025) ha analizzato 21 marche di acqua minerale vendute in Italia. I risultati sono sconcertanti: sei marche bocciate per presenza eccessiva di sostanze inquinanti e solo undici promosse, ma con riserva.
Il colpevole principale è proprio il TFA, noto per la capacità di resistere alla degradazione naturale. Secondo l’indagine, i livelli di TFA superavano i valori di riferimento in Panna, Esselunga Ulmeta, Maniva, Saguaro (Lidl) e Levissima, quest’ultima penalizzata anche per un contenuto di arsenico superiore ai limiti consigliati. Anche Fiuggi ha ricevuto un giudizio negativo per l’eccesso di arsenico e l’impatto ambientale degli imballaggi.
Ulteriori test condotti da Il Salvagente e Report (Richis Waters) hanno individuato residui di pesticidi nelle acque Panna, Sant’Anna, Levissima e Rocchetta, evidenziando come il problema sia ormai sistemico. E dire che queste ultime sono particolarmente consigliate per la composizione del latte in polvere ed in genere per la preparazione delle pappe dei neonati. Queste sostanze, secondo i ricercatori, possono interferire con il sistema endocrino, influenzare la fertilità, aumentare il rischio di tumori e danneggiare fegato e reni. In altre parole, l’acqua che noi italiani beviamo e diamo ai nostri figli, potrebbe non essere così innocua come si crede.
Le acque da preferire secondo gli esperti
Tra i 21 marchi testati, solo pochi hanno mostrato risultati davvero rassicuranti. Altroconsumo e Report segnalano come Blues Sant’Antonio (Eurospin) si distingua per l’assenza di TFA, ottenendo il titolo di Migliore del Test e Miglior Acquisto. Seguono Conad Valpura e San Benedetto Eco Green Benedicta, entrambe valutate positivamente per purezza e basso impatto ambientale. Bene anche Fonte Essenziale, apprezzata per l’assenza di pesticidi e Smeraldina, premiata per la qualità e la composizione chimica equilibrata.
Il messaggio è chiaro: nessuna bottiglia è innocente a priori e l’unico modo per proteggersi è controllare sempre l’etichetta ed informarsi sui test indipendenti. Quello che consideriamo un gesto quotidiano e salutare e che viene consigliato come fonte di benessere ovvero bere molta acqua, può diventare un rischio se non scegliamo con attenzione. Dopo aver letto questi dati, la domanda sorge spontanea: hai controllato quale acqua stai bevendo?
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