Date di scadenza dei cibi: ecco quando possono essere ignorate

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A volte può capitare di aprire il frigo, trovare un cibo confezionato scaduto da pochi giorni, ma che apparentemente non sembra avere alcun problema di deterioramento: cosa bisogna fare in questi casi? È meglio rispettare con precisione le date di scadenza oppure si possono ignorare? Ogni situazione va ovviamente valutata singolarmente, ecco dunque le varie distinzioni per evitare di commettere errori.

Il significato delle date di scadenza
Anzitutto bisogna sottolineare come le date di scadenza dei vari alimenti hanno un significato relativo: il deterioramento comincia fin dal momento in cui vengono raccolti, confezionati e lavorati, ma la velocità di questo processo dipende essenzialmente dalle condizioni di conservazione. L’umidità e le temperature calde accelerano il tutto in maniera inevitabile. Ad esempio, la carne macinata può resistere più a lungo al fresco piuttosto che se viene conservata troppo vicino alla lampadina del frigorifero.

Il latte e la carne
Nel caso di prodotti altamente deperibili come il latte e la carne, i consumatori più responsabili possono gestire un periodo di tempo compreso fra tre e sette giorni dopo la scadenza effettiva (in particolare se questi cibi sono messi al fresco non appena tornati a casa dopo la spesa). Ci sono poi casi piuttosto particolari come quelli delle verdure, le quali lanciano dei segnali ben precisi.

Verdure e altri cibi
I broccoli che cominciano a diventare gialli o i fagiolini più rinsecchiti e disidratati rappresentano l’esaurimento progressivo delle vitamine: se però l’aspetto è rimasto lo stesso, allora si possono trascurare in tutta tranquillità le date di scadenza. C’è poi il caso della pasta e del riso: il gusto rimane praticamente identico per un anno intero, mentre i pacchetti di biscotti che non vengono aperti non subiscono alterazioni per mesi e mesi prima di diventare realmente rancidi e non commestibili.

Altri casi interessanti
Vi sono altri esempi interessanti. I dolci come le torte o le crostate confezionate possono durare senza problemi particolari almeno sei mesi; il cibo in scatola, inoltre, è quello potenzialmente più sicuro in assoluto che si possa trovare al supermercato, tanto è vero che si mantiene per ben cinque anni (anche di più in alcuni casi), ma soltanto se conservato in un luogo fresco. Spesso, infine, c’è qualche inesattezza nelle date: i produttori usano il vago “da consumarsi preferibilmente entro” piuttosto che altre formule più chiare.

Nel caso del pane raffermo, invece, lo si può utilizzare in svariati modi, scoprite ad esempio come fare dei crostini di pane ottimi per accompagnare insalate, zuppe e vellutate, oppure come preparare dei crostini di pane con crema di salsiccia. Esiste poi anche un modo per far tornare fresco il pane raffermo.